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MAGGIO.


L’INCENDIO


11, giovedì.

Questa mattina io avevo finito di copiare la mia parte del racconto Dagli Appennini alle Ande, e stavo cercando un tema per la composizione libera che ci diede da fare il maestro, quando udii un vocìo insolito per le scale, e poco dopo entrarono in casa due pompieri, i quali domandarono a mio padre il permesso di visitar le stufe e i camini, perché bruciava un fumaiolo sui tetti, e non si capiva di chi fosse. Mio padre disse: - Facciano pure, - e benché non avessimo fuoco acceso da nessuna parte, essi cominciarono a girar per le stanze e a metter l’orecchio alle pareti, per sentire se rumoreggiasse il foco dentro alle gole che vanno su agli altri piani della casa. E mio padre mi disse, mentre giravan per le stanze: - Enrico, ecco un tema per la tua composizione: i pompieri. Próvati un po’ a scrivere quello che ti racconto. Io li vidi all’opera due anni fa, una sera che uscivo dal teatro Balbo, a notte avanzata. Entrando in via Roma, vidi una luce insolita, e un’onda di gente che accorreva: una casa era in fuoco: lin-