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Pagina:Cuore infermo.djvu/273

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Parte quinta 273

— Tu parti? — ella chiese.

Marcello non pensò neppure un momento a negare.

— Sì, parto.

— Quando?

— Fra poche ore.

— Dove vai?

— Non so. Lontano...

— Ritorni presto?

— Non so...

Un silenzio. Ella si guardò attorno, come distratta.

— Perchè parti?

— Qui la vita è divenuta insoffribile.

— È vero...

Poi ella esitò un minuto secondo. Era proprio decisa di giungere sino al fondo, ma le parole le bruciavano le labbra.

— Parti con lei?

— Con lei — affermò Marcello, chinando il capo, come rassegnato.

— Devi amarla molto.

— Oh! no — esclamò, con un supremo accento di verità. — No, io l’odio.

— Io non comprendo — osservò ella lentamente, quasi interrogasse sè stessa.

— Naturalmente. Che sai tu di amore o di odio?

— Nulla — disse lei sottovoce.

— Qui si muore giorno per giorno — riprese Marcello, senza dirigersi alla moglie, come se spiegasse a sè medesimo le ragioni della sua partenza — qui non vi è via di salvazione. E mentre io mi cruccio, lei si strugge... questa sera mi ha supplicato di condurla via, se non voleva la sua morte... ella è molto infelice...

— Giacchè è così, fate bene a partire. Il vostro piano è salutare. Altrove ritroverete la pace. Va bene. Ma

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