Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/124

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III


Ma dall’immondo Barbaro la viva
guerra sepolta fu come carogna
truce, posta a marcire nella fogna
100buia, stivata nell’orrenda stiva,
 
soffocata nel tossico fumante
e rituffata nella lorda pozza
come quell’ira che del fango ingozza
nello Stige implacabile di Dante.
 
105E i figli dell’ulivo e della spica,
i chiari primigeniti del sole,
scesero giù nelle maligne gole
a consumar la lùgubre fatica.
 
Quegli che avea sospeso le ghirlande
110dei pampini all’amico olmo soavi,
assi aguzzò, ficcò pali, ugnò travi,
costrusse il suo sepolcro ognor più grande.
 
Quegli che a’ poggi avea falciato il caldo
fieno e negli orti munto l’alveare,
115sacchi empié, more alzò, cementò ghiare,
costrusse il suo sepolcro ognor più saldo.