Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/125

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E la divinità era presente.
Ogni moggio di fresca terra offerto
era al genio di Roma, al giorno certo.
120E seco ebbe i penati il combattente.
 
Il ciel del Palatino ebber gli eroi
su l’ira, il tempio aereo che il vate
segnava con la verga adunca (alate
armi parvero stormi d’avvoltoi),
 
125quando giù nelle fosse un furibondo
grido fendé le tuniche di loto
intorno ai petti; e l’impeto devoto
balzò, irto di cuori, dal profondo.
 
Impeto, primogenito del fuoco,
130spirito dell’incendio e della piena,
più celere del grido che ti sfrena
subitamente al dubitoso giuoco;
 
Impeto, condottiere dell’assalto
disperato, che cozzi con la fronte
135e tanto hai più di lena quanto il monte
è più nudo, più ripido e più alto;