Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/49

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37. E morivano. E come i corpi loro formavano il tuo corpo, così gli spiriti loro facevano il tuo fiato, o Patria, il tuo fiato possente.

38. E gli uomini alati, sospesi nel mezzo del cielo come in sommo d’un’anima immensa, sentirono l’ala di ferzi e di verghe vivere come se l’agitasse con l’òmero divino la datrice di quercia, la datrice di lauro.

39. E tu dicevi: «Or chi mi condurrà nella città fedele? chi mi menerà insino al mio bel colle di San Giusto? chi mi guiderà, lungo le colonne e lungo i secoli, a cogliere la palma che m’aspetta?»

40. I morti, Italia, i tuoi morti.

41. E tu dicevi: «Or chi mi reca le dolci mie città della marina come Eufrasio il martire con le mani velate offre il suo tempio di Parenzo a Dio?»

42. I morti, Italia, i tuoi morti.

43. E tu dicevi: «Con chi passerò io per la Porta Gèmina e sotto l’Arco dei Sergi e tra le sei colonne di Cesare Augusto, nella mia