Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/52

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l’Isonzo alle chiuse di Sagrado; e Monfalcone dall’artiglio veneto, co’ suoi scafi di ferro su le travi nere, arde in vista di Duino folgorato, rogo navale.

4. O Vescovo castrense, i tuoi fanti hanno parato il legno dell’altare con le coperte brune ove giacquero a notte entro la fossa, ove all’alba taluno sanguinò. Qualche grumo è forse tra le pieghe. Ma la tovaglia è candida, come la cima della Dolomite nel cielo eterno.

5. E v’è silenzio come in quell’altezza, silenzio inviolabile.

6. O Vescovo di Dio, primate della strage, oggi la tua preghiera ha per guglie le baionette in asta, per istromenti le batterie coperte, che s’intonano in coro come il saltero e il flauto, come il cembalo e la ceteca nell’alleluia.

7. Inginocchiate sono le tue milizie, sotto l’irta selva dei ferri chine le teste floride, chine le facce imberbi. Irta ed aguzza è la preghiera, e senza canto.