Pagina:D'Annunzio - Canti della guerra latina, 1939.djvu/56

Da Wikisource.

mozzi e fasciato i cerchi d’umida paglia accanto ai fidi cavalli dagli zoccoli avvolti di lana, quelli udranno e verranno.

22. Chiama. Quelli che caddero in co dei ponti, su l’Isonzo selvaggio, che a mezzo lasciarono i ponti di fortuna costrutti nel buio col coraggio e col legno, che si persero fra le assi fendute, fra le barche sfasciate, fra le travi divelte, si voltolarono a valle, s’enfiarono d’acqua notturna, s’impigliaron ne’ vinchi o s’arrenarono presso alle foci, quelli udranno e verranno.

23. Verranno dalle balze della Val Dogna, dalla Forcella del Cianalot, dal Quaternà ripido e foggio, da tutta l’alpe indomata, gli assodatori di vie, eredi dell’arte di Roma, che per cemento diedero un sangue romano, che con le vene cementaron le selci.

24. Chiama, e numera. I frombolieri orgolesi dalle fionde di canape attorta scagliarono il fuoco e caddero, col rombo sul capo, col dito nel cappio, più belli del figlio d’Isai. Si leveranno al tuo grido, come nell’albe del Supramonte, girando la corda.