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144 | il libro delle vergini |
La cavalcatrice ora si eccitava: il vento fresco quasi freddo, le metteva il rossore nella faccia, le metteva un increspamento nelle labbra tra cui apparivano i denti e un po’ della gengiva superiore.
Ella aveva uno di quelli oblii felici che le persone sane hanno, quando un esercizio di forza e di agilità le diletta e le commuove di sensazioni vivaci. E come dalla gioia nasce una bontà naturale di espansioni, ella ora si sentiva attratta verso Gustavo che le galoppava a lato, ella ora sentiva che quella effusione di benessere la congiungeva a lui.
— Hop! hop!
Non si guardavano, ma provavano il profondo incanto che dà il guardarsi dentro le pupille. La strada volgeva a gomito; un piccolo ponte traversante un canale risuonò al passaggio: la pineta in fondo nereggiava, ponendo su ’l cielo lo stesso ondeggiamento montante che hanno i dorsi nelle masse di bestiame, segnatamente di pecore, in cammino.
— La pineta! — gridò primo Gustavo, tendendo da quella parte il frustino. Arrivava su ’l vento l’aroma resinoso. E il cavaliere disse, curvandosi un poco verso la compagna:
— Aspirate, Francesca. Quest’odore fa bene.
Egli disse queste semplici parole con un accento indescrivibile, come avrebbe detto il principio im-