Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/162

Da Wikisource.
156 LA FIGLIA DI IORIO


So che fai nocimento a chiunque.
Mila
AA
vete udito, popolo giusto,
questa serva di Dio? Bene, è vero.
Mi confesso. Il santo dei monti
m’ha toccata quest’anima trista.
Mi confesso e mi pento. Non voglio
che l’innocente perisca.
Voglio il castigo, e sia grande!
Per fare ruina, per rompere
vincoli distruggere gioie
prendere vite, in giorno di nozze
varcai quella soglia che è là,
del focolare mi feci
padrona e lo sconsacrai.
Il vino ospitale falsai,
non bevvi, adoprai per fattura.
Le sorti del padre e del figlio
torsi a odio, e posi a pressura
la gola della sposa novizia.
E per arte le lacrime care
di quelle giovanette sorelle
a mia difensione io le trassi.
Dite, donne del parentado,
dite, se sapete d’Iddio
quanta fu, quanta fu la nequizia!
Il coro delle parenti
- È vero, è vero. Sì, questo fece.