Vai al contenuto
Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/162
- So che fai nocimento a chiunque.
- Mila
A vete udito, popolo giusto,
- questa serva di Dio? Bene, è vero.
- Mi confesso. Il santo dei monti
- m’ha toccata quest’anima trista.
- Mi confesso e mi pento. Non voglio
- che l’innocente perisca.
- Voglio il castigo, e sia grande!
- Per fare ruina, per rompere
- vincoli distruggere gioie
- prendere vite, in giorno di nozze
- varcai quella soglia che è là,
- del focolare mi feci
- padrona e lo sconsacrai.
- Il vino ospitale falsai,
- non bevvi, adoprai per fattura.
- Le sorti del padre e del figlio
- torsi a odio, e posi a pressura
- la gola della sposa novizia.
- E per arte le lacrime care
- di quelle giovanette sorelle
- a mia difensione io le trassi.
- Dite, donne del parentado,
- dite, se sapete d’Iddio
- quanta fu, quanta fu la nequizia!
- Il coro delle parenti
- - È vero, è vero. Sì, questo fece.
-