Pagina:D'Annunzio - La figlia di Iorio.djvu/163

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Atto III. Scena III 157


— Sguisciò dentro la cagna randagia
quando la Cinerella spargeva
su Vienda il suo pugno di grano.
— Di sùbito fece la sorte.
— E la mala febbre appiccò
di sùbito al giovine soro.
— E tutte noi contro gridammo
e fu vano gridare. Avea l’arte.
— È vero. Ora sì, dice il vero.
— Laudato Gesù che fa luce!

Aligi starà a capo chino, col mento in sul petto, sotto l’ombra del velo, intento all’orribile conturbazione dell’anima sua, già scorrendogli per le vene la virtù del beveraggio.

Aligi, scotendosi, con violenza
NN
o, no, non è vero. T’inganna,
non la udire, popolo giusto;
questa creatura t’inganna.
Tutti e tutte le stavano contro,
e così le facean vitupèro.
E io vidi l’Angelo muto
dietro a lei. Con questi occhi mortali
che non debbon vedere la stella
di questo vespro, io lo vidi
che mi guardava e piangeva.
O Iona, miracolo fu
per mostrare ch’ell’era di Dio.