Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/130

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

dei consueti giacigli.
2807L’opera attendemmo diversa,
nata da un’incognita febbre,
fatta di dolore e di gioia,
pallida di ricordanze
ma di presagi animosa,
recante in sé la promessa
e il compimento, sorella
2814delle Stagioni divine.

O Psicagogo, se all’Ade
squallido condurre dovessi
tu l’anima mia, se condurre
dovessi tu l’Ombra del mio
canto su l’asfòdelo prato
incontro a Saffo sublime
2821dal crin di viola che forse
m’attende, alla riva del Lete
t’indugeresti, io penso,
vedendo in me trasparire
queste tante ignote ricchezze.
E direbbemi alate
parole la tua maraviglia:
2828– Ombra, per la luce soave
onde vieni, sosta, ch’io miri
da presso la tua opulenza.
Come arbore sei, che curvato
abbia lungamente i suoi rami
nel lidio Pattòlo e gravato
ne sorga e sì mesca il metallo


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