Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/221

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DELLA TERRA E DEGLI EROI

Pascere Ares noi vogliamo
con la vostra carne cruenta.
Zeus non v’ode, non v’ode
l’ippico Re, non Apollo.
5404La spada a due tagli l’estrema
luce fa su gli occhi del vinto.
La Necessità vi tien presa
la strozza come noi l’elsa
d’argento tegnamo nel pugno
e le coróne dell’arco
e della frombola il cappio
5411per forarvi il cuore tremante,
per fendervi il cranio curvato,
per frangervi ambo i ginocchi.
A terra! A terra! Gli iddii
non v’odono. La città vostra,
con l’oro la porpora i vasi
di vino i bei letti e le donne,
5418alla nostra fame è promessa.„

Diceano i vinti: “Sciagura!
Gli iddii disertano i templi!
Pur quegli che sorse dal suolo
onde noi nascemmo, ci lascia!
Ah, per questo nascemmo,
per esser calpesti, premuti
5425come il grano sotto la mola
come nel frantoio l’oliva
come l’uva nel tino,
per esser pan d’ossa trite,


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