Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/251

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DELLA TERRA E DEGLI EROI

del più remoto Futuro,
come nessun corpo giammai
6258profondato fu nella morte.

E tutta la gioia feroce
degli uccisori nati
di donna, da che il primo sangue
umano abbeverò la terra
ancor del diluvio melmosa,
tutta gravava nel pugno
6265di colui ch’era in atto
di recidere il capo
al vinto nemico; e quel ferro
tagliente pareva levato
dall’eterna minaccia
d’un dio su l’orizzonte
immobile della paura
6272terrena; e in quell’abbattuto,
che invano pontava la palma
il cùbito e il ginocchio
sul suolo ch’ei dovea
di sé far vermiglio, penava
il lamentabile sforzo
di tutti gli uomini vinti
6279da che l’uomo è lupo per l’uomo.

E fatalità spaventose
si propagavano pel mondo,
mosse da un gesto, dal lampo
d’uno sguardo, dal reclinare


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