Pagina:D'Annunzio - Laudi, II.djvu/56

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DELLE LAUDI - LIBRO

Ode che canta oggi il tuo destino
le cose che portano i segni:
la nube che sul Palatino
sanguigna risplende
come porpora imperiale
tra gli ardui cipressi; il divino
silenzio del vespero che accende
i Diòscuri domitori
di cavalli sul Quirinale;
l’ombra spirante che occupa i Fori
gli Archi le Terme taciturna;
la fonte di Giuturna
che dalla ruina risale;
la tavola delle Leggi sacre
che dalla polve riappare;
e la mia speranza, o Madre,
e il fior del mio sangue latino,
e il fuoco del mio focolare.


A UNO DEI MILLE

O
VEGLIARDO, consunto come l’usto

dell’àncora che troppe volte morse
con sue marre i tenaci fondi, pregno
4del sale amaro,
splende la gloria sul tuo volto adusto


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