835Ascolta il vento, esplorator notturno
che indaga gli antri, che visita le rupi,
che parla e poi tace, tace e poi rugge.
Pensa il piloto: “Reca lungi l’augurio
tu che ben sei vento italico, più 840nostro che ogni altro, Maestrale, robusto [Invocazione al Maestrale]
tenditor di vele latine, duro
scotitor di latine selve, tu
che tra Ponente e Borea spiri, giù
dalle Alpi insino al Peloro, per tutta 845la Italia e segui l’Apennino e le punte
dei promontorii tutte sul mare giungi
in libertà, Maestrale, tu lungi
in questa prima notte reca il saluto
dell’uomo a quella che sta nella pianura 850oltre Argentaro, nell’Agro taciturno
che divorò le stirpi, e l’assicura
che a lei pensò l’uomo quando la prua
sciolse da Quarto, ed a lei quando fu
presa la riva, e sempre in ogni pugna 855a lei, dal Pianto dei Romani, laggiù,
da Gibilrossa, dal Faro, dal Volturno.
E, come attende l’uomo, tu l’assicura
che a lei verrà se pur sempre all’autunno
segua l’inverno e dall’inverno surga 860la primavera. Intanto ei veglia e scruta.„