Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/153

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TERZO - ALCIONE

Tra le voci dei più lontani mari,
nell’estrema vecchiezza, nell’orrore
200del gelo, il sangue mio l’imiterà.
E la cerula e fulva Estate sempre
io m’avrò nel mio cuore. Odi sommesso
carme che ci accompagna per l’esiguo
istmo sembiante al giogo d’una lira.

ardi.
205Tutto è divina musica e strumento
docile all’infinito soffio. Guarda
per la sabbia le rotte canne, guarda
le radici divelte, ancor frementi
di labbra curve e di leggiere dita!
210I musici fuggevoli con elle
modulavano il carme fluviale.

glauco.
Scendi dal tuo cavallo, Ardi. Ecco il fiume,
ecco il nato dei monti. Oh meraviglia!
Ei porta in bocca l’adunata sabbia
215fatta come la foglia dell’alloro.
T’offriamo questi giovini cavalli,
o Serchio, anche t’offriamo i nostri corpi
ov’è chiuso il calor meridiano.


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