Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/194

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DELLE LAUDI - LIBRO


La bellezza dei luoghi era sì cruda
50che come spada mi fendeva il petto.
Con un giglio toccai la grande rupe,

che non s’aperse e non tremò. Mi parve
tuttavia che un prodigio si compiesse,
o Glauco, e andando mi sentii divino.

glauco.
55Nella Bocca del Serchio, ove la piana
sabbia vergano oscuramente l’orme
dei corvi come segni di sibille,

il narcisso marino io colsi, mentre
l’ostro premea le salse tamerici,
60i cipressetti dell’amaro sale.

Lo smílace conobbi attico; e al Gombo
anche conobbi il giglio ch’è nomato
pancrazio, nome caro ai greci efèbi;

e tanto parve ai miei pensieri ardente
65di purità, che ai Mani dell’Orfeo
cerulo io lo sacrai, al Cuor dei cuori.

derbe.
O Glauco, noi facemmo della Terra


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