Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/209

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TERZO - ALCIONE


10Vede apparire dal profondo il teschio
dell’eterna Medusa, la Gorgóne;
vede sé fiso nel divino orrore.

Lamenta i fati il grido del paone.
Tutto è immobilità di pietra, vita
15che fu, memoria grave, ombra infinita.

Un sarcofago eleggo, ov’è scolpita
in tre facce una pugna d’Alessandro;
pieno è di terra, e porta un oleandro.

Quivi masticherò la foglia amara
20del mio lauro, seduto su quell’arca.

Quivi disfoglierò la rosa vana
dell’amor mio, seduto su quell’arca.



L’ALLORO OCEANICO.

O
LEANDRO d’Apollo, ambiguo arbusto

che d’ambra aulisci nell’ardente sera;
melagrano, e il tuo rosso balausto
quasi fiammella in calice di cera;


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