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QUARTO - MEROPE


Pari l’ebrezza del convito occulto
era ad una immortalità precoce,
147ed il trapasso era un divino indulto.

L’anima era visibile; la croce
era senz’ombra; il pianto era rugiada;
150il silenzio era un inno senza voce.

L’avversario era in capo d’ogni strada;
la battaglia era un serto di faville;
153la giustizia era l’occhio della spada.

Il futuro era un carme di sibille
come di tessitrici glorianti;
156e la gloria era d’uno contro mille.

O Mistero del Sangue! I duomi santi
crollarono in un vespero, i templari
159furon sepolti sotto i marmi infranti.


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