Quante gandùre, quanti baracani
colcò, sotto la grandine che scroscia!
Ancor uno! Ancor uno! Oggi e domani
e mai sempre. Una palla nella coscia
gli spezza il taglio della baionetta
cinta al fianco, e nell’osso della coscia
il mozzicon del ferro gli s’imbietta
forte così che sola una tanaglia
o la mano del Sardo in una stretta
cruda lo possa svellere. Ei travaglia
seduto su lo zàino. Alfin lo svelle.
S’alza nel sangue, e torna alla battaglia.
Non torna al focolare? Le sorelle
cuciono in sogno il suo gabban d’orbace.
Or tinto è il panno, e l’opre son più belle.