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notturno 121


Il sangue è omai fisso; e pure gronda sul mio capo quando mi curvo tra le ruote del carrello, non osando inginocchiarmi davanti ai testimoni estranei. Le stille a miriadi si riscaldano si ravvivano e si rinvermigliano, come la reliquia bruna che di sùbito rifiammeggia liquefatta nell’ampolla.

Salgo su per la costola di prua, salgo su pel mio stesso brivido, con le mani nudate; e le stille si stampano nelle mie palme.

Rivivo la mia morte; ripatisco la prova della mia morte. Ecco che sono al mio posto, di contro alla mitragliatrice nerazzurra, dando la schiena ai due volanti. Il cuore mi batte nella gola, mi pulsa nel palato, mi urta nei denti. La realtà squarcia il mio sogno; il mio sogno taglia la realtà.

Odo il rombo dei velivoli leggeri che s’alzano dal campo a regolare il tiro delle artiglierie passando sopra la stazione dei messaggi aerei.