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Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/333

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notturno 321


I nidi innumerevoli filati dalle larve dei bruchi infiammandosi vólano a distanza ancor più grande e propagano l’incendio laggiù nella selva sicura.

La resina frigge, sgrìgiola, stroscia. I vaselli d’argilla, bollenti, roventi, traboccanti, saltano, ricascano, scoppiano come le bombe manesche. Ogni raffica dardeggia miriadi d’aghi rossi.

Per entro al fragore una melodia misteriosa si disegna, si allunga, fluisce.

Cantano le Salamandre?

Le fiamme s’involano col fumo sino al cielo. Un turbine di fumo fosco occupa l’aria, assalta il sole.

Vedo il sole attraverso, simile a un disco rossastro che sia per freddarsi.

Non lo vedo più. È ingoiato.

Il vento fa tregua. Il fumo si dirada.

Rivedo il disco. A poco a poco,