Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/169

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— le dissi, quasi scherzando, — la maniera ond’ella porta il suo velo non è alla moda. — Non accorgendosi del mio pensiero:

— E come dunque — soggiunse — è la moda presente? — Cosi, signorina. — E, prendendo il suo velo per le punte dei lembi, gliel misi sul capo. Non parve che le piacesse quell’atto, e parti pochi istanti dopo da quella stanza. Com’erami veracemente sembrata bellissima, cosi mi rincrebbe infinitamente averle per quello scherzo spiaciuto. Per vari giorni non ebbi piú occasione di vederla. Sebben la cognata di questa damigella, ch’aveva molt’amicizia per me, m’assicurasse che quel foco di collera passerebbe presto, io non osava nemmeno lasciarmi passare pel capo che ella potesse sentire alcun principio d’amore per me; e questo, non solo perch’io aveva non meno di venti anni piú di lei, ma perdié io era povero ed ella figlia d’un padre ricco, e piú ancora per la quantitá di vagheggiatori che aspiravano alla sua mano, tutti ricchi e assai piú gioveni di me.

Ella abitava allora con una signora inglese, di cui era strettissima amica, e venia qualche volta alla casa paterna per far una visita a’ suoi. Essendo familiarissimo in quella casa, domandai un giorno al padre e al fratello se consentirebbero di dar quella giovane a un merendante italiano, che viveva allora a Vienna e che, prima ch’io partissi di quella cittá, m’aveva palesato il suo desiderio di sposare un’inglese. Informatili dell’etá. del carattere e dello stato del giovine, ne parlarono alla damigella, e, pel consentimento di tutti, scrissi ed ebbi risposta favorevole: si mandarono ritraiti leciprocameme, e in quindici giorni tutte le parti parean contente. Ma tant’io che la damigella, che avea dimenticalo del tutto la faccenda del velo nero, che conversava meco familiarmente, che m’insegnava il francese, mentre apprendea l’italiano da me, cominciavamo a sentir un non so che di piacevole nelle nostre conversazioni, che duravano assai piú lungamente di quello che tra amici e maestri di lingua durare sogliono; un non so che. ch’operò in entrambi assai vivamente e fini con un vicendevole innamoramento tra la sposa futura e il non piú giovine mediatore. Né ella però mi parlò mai d’amore, né io a lei. Ma quel, che il labbro taceva,