Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/277

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• staccarmi da cinque oggetti, che portavano con sé quasi tutto il mio cuore. Direi «tutto» ; ma v’era meco il mio Paolo, che mesceva alle mie le sue lagrime, che procurava di consolarmi, che poi ritornava a piangere, e che al fin di tutto avea al pari di me bisogno anch’egli di consolazione. Il vascello parti, ed è impossibile dire che cosa fu il movimento suo primo a un padre, a un marito amoroso, che avea pronunziata egli stesso la sua durissima sentenza nella permissione del loro allontanamento e d’un viaggio si lungo. Tornai a Londra, come imo credersi, sconsolato c infelice, lo aveva permesso alla moglie mia di rimanere un anno in America; ma, appena mi trovai senza lei e senza i cari miei figli, la casa dove abitava, la cittá in cui viveva, in veritá tutto quello che circondnvami mi divenne si odioso ed insopportabile, clic fui varie volte al procinto di lasciar andar tutto e di volare in America. Il fratello mio ed il signor Mathias, ch’io amava quanto me stesso, e il cui affetto per me e per gli miei meritava tutto, furono i due soli oggetti che m’impedirono di far questa risoluzione e che mi tennero inchiodato per altri sei mesi in una specie d’inferno. Non ispero di poter dare che una leggera idea di quel che mi è convenuto soffrire in que’ pochi mesi; ma quel che dirò son certo che basterá per chi ha un core. Le mie perdite, le mie persecuzioni, le mie calamitá furono tante e si grandi ad un tempo stesso, che non so in veritá da qual cominciarne la narrazione.

Era giorno festivo quello in cui parti la famiglia mia; tornai a Londra verso le due pomeridiane, e il rimanente di quella giornata mi fu lasciata del tutto libera alle lagrime ed al dolore. Non fu cosi il di seguente. Poco dopo il levar del sole e prima ancor ch’io mi fossi rizzato, udii picchiar la porta della mia casa. Corro alla finestra e vedo un uomo che mi par di conoscere. Mi vesto in fretta e vado ad aprire la porta, dove trovo il servo d’un avvocato (batchellor), che mi presenta la notizia di tre cambiali indossate da me e non onorate lo scorso sabbato dagli accettatori. Una di queste era di Rovetiini, di quell’uomo appunto per ch’io il giorno prima rimasi a Londra,