Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/18

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calunnia. Obbligato dal dovere di storico di dipingere due o tre di costoro, li chiamerò «i miei amici», perché in abito d’amicizia mi si presentarono, coll’abito d’amicizia mi tradirono, e sotto l’abito di amicizia il coltello nascosero, che alle spalle poi mi scagliarono. Un di questi mariuoli fu la primaria, se non l’unica causa, per cui io cangiassi New-York colla fatalissima borgata di Sunbury. Mi fu presentato costui da un giovane francese, ch’io amava e stimava molto: era ottimo distillatore, ma la sua gran povertá gli toglieva i mezzi onde far fortuna. M’associai con lui, e per alcuni mesi andava tutto a seconda. Ma l’ingordigia, l’avarizia e le iniquitá di costui, che in brevissimo tempo s’era arricchito coi fondi e l’industria mia, per si fatto modo stancarono la mia infinita pazienza, che determinai di sbarazzarmene. La sua stomachevole ingratitudine m’avea talmente disgustato, che mi venne perfino la tentazione di partire da New-York per non vedere tal malandrino. Per somma sventura mi parea che a quell’epoca l’ardore degli studiosi per le lettere italiane fossesi alquanto raffreddato. Il mio spirito era dunque in tale situazione, quando capitommi una lettera d’una mia parente, che stabilita erasi in Sunbury alcun tempo prima, nella quale facevami un si bel ritratto del loco, che mi venne voglia sul fatto di trasportarmivi. Il decimo giorno di giugno dell’anno 1811 pigliai con me la famiglia e partii per Sunbury. Vi giunsi, e in tre soli giorni me ne innamorai si fattamente, che presi la risoluzione di stabilirmivi. Le accoglienze fattemi, per dir il vero, da chi scritto m’avea quella lettera, non furono né si tenere né si focose, come avea diritto di sperare: ma non fu la speranza o il desiderio dell’altrui soccorso che operò in me questo cangiamento. Fu l’amenitá del loco, la brama di riposo e la lusinghiera apparenza di non aver bisogno se non di Dio e di me stesso, com’io non l’aveva avuto a Nova-Iorca. Infatti io avevo rammassato da tre a quattromila piastre: sperava perciò che un’oncia di fortuna e due di cervello bastare dovessero a intraprendere un traffico di qualche genere, co’ profitti del quale mantenere non disagiatamente la famigliola. Communicai il mio progetto al dottor G***, che io credea dover