Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/22

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entrarono mallevadori per me. Tornai a Sunbury; a’ tempi dovuti mi presentai alla corte; ma né Teller, né il figlio né il lor avvocato ebber l’audacia di comparire! Per un intero settennio non udii piú di costoro. Quell’infame vecchio però fini come meritava. Rubò alcuni documenti da un pubblico archivio, fu condannato in vita alle prigioni di Stato ed ivi fini di vivere e di rubare. Le carceri di New York non videro né vedranno forse mai piú un simile ribaldo. Ei venne dal Canada. Terminato cosí questo affare, tornai a Sunbury e ricominciai a trafficare. Ebbi l’agio frattanto d’esaminar bene le cose, e piacesse a Dio eh’ io potessi dir ora di quel paese quello che avrei potuto dir con giustizia a que’primi tempi! Ma Sunbury del 1818 non era il Sunbury del iSii. Daronne, se posso, una lieve idea al mio curioso lettore.

Sqnbury è una piccola cittá della Pensilvania, nella contea di Northumberland, e circa cento e venti miglia distante da Filadelfia: si giunge al piede d’una montagna di trentasei di lunghezza, che, sebben erta ed alpestre, è tuttavia resa dall’arte di facile e non pericolosa salita. I margini sono inghirlandati di virgulti, cespugli ed alberi d’ogni sorte, tra’ quali pompeggia un’incredibile quantitá di lauri selvatici, che nella primavera e in una parte della state offrono lo spettacolo d’un continuo giardino col piú vago e leggiadro forse di tutti i fiori. I fianchi di quella montagna rappresentano da ambidue i lati un teatro di rustica magnificenza. Ruscelli, cascate di acqua, collinette, dirupi, massi marmorei e gruppi d’alberi multiformi si stendono in due valli vastissime e profondissime, che metton capo con altre montagne di non dissimile aspetto. Trovansi qua e lá delle casucce, delle capanne di pastori, delle immense cave di carbone e di calce, de’ tratti di terreno ben coltivato, delle osterie molto commode, e, tra un’infinitá di cervi, di cignali, di pernici, di fagiani e d’ogni altra sorte di selvaggina, de’ lupi, delle volpi, degli orsi e de’ serpenti a sonaglio, che, sebben raramente assaliscano il passeggierò, aggiungono nulladimeno un certo orror dilettevole, una certa aura di solennitá a quella maestosa solitudine. Le acque son «chiare, fresche e dolci», al pari di