Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/45

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Collins, uno de’ piú rispettabili cittadini di quella cittá e direttore anch’esso della civica biblioteca, s’adoperava meco con molto zelo e pareva ansiosissimo di ’vedermi riuscire. Mi si diceva però che la biblioteca non aveva allora de’ fondi, ma che sarebbe molto probabile che in poco tempo ne entrassero, e che allora si parlerebbe. Questa lieve speranza bastò per incoraggirmi e per farmi cercar tutti Ì mezzi per acquistare que’ libri. Ipotecai, vendei tutto quel poco che ancor avea, e proposi a quel bravo giovine di comperare la Storia letteraria di Tiraboschi, e duecentocinquanta volumi de’ Classici di Milano, dandogli cento piastre in contanti, e pel rimanente una cambiale a sessanta giorni. La mia proposizione venne da lui accettata, ma al fin de’ sessanta giorni mi fu seccamente detto da certo avvocato poco galante che la biblioteca non aveva fondi e che io poteva tenermi i miei libri. Erano questi nelle mani d’un francese, che, avendo indossata quella cambiale, li tenea come per sicurezza presso di sé. Udita la risposta del signor avvocato, diede nelle smanie, mi caricò d’improperi, e, senza darmi il menomo respiro, mandò que’ libri dal libraio francese, gli ordinò di venderli ad ogni prezzo ; e giá quel caro signor libraio credea d’aver que’ duecentocinquanta volumi per poco piú di centocinquanta piastre, benché sapesse che me ne costavano circa quattrocento! Per non dargli questa vittoria, andai da quel commerciante che aveva la mia casa di Sunbury in ipoteca, gli vendei per tremila piastre una fabbrica che me ne costava cinquemila, e, a conti fatti, non mi rimanevano se non dugento piastre: ma queste bastavano a redimer que’ libri, dove il piú bel fior è raccolto della nostra antica letteratura. Era questa la prima volta che m’era capitata alle mani questa nobile, scelta e giudiziosa collezione, in cui non so se piú deva ammirarsi il coraggio degli editori, la ricchezza delle dichiarazioni o la vastitá, sublimitá e bellezza delle materie. Non posso ridire qual fu la mia gioia nel vedermi padrone assoluto d’un tal tesoro! Dopo aver qualche tempo pensato come disporne, vedendo che in Filadelfia o non si voleva o non si sapeva conoscerne il pregio, parvemi che una voce interna mi dicesse: «mandalo a Nova-