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dalla terra alla luna | 165 |
a sangue all’adunanza; d’altra parte Michele Ardan, compreso del suo argomento, vi si infervorava a maraviglia; sentivasi avidamente ascoltato, e però riprese con ammirabile semplicità:
« Dunque, amici miei, questa distanza da Nettuno al Sole non è nulla ancora se la si confronta a quella delle stelle; infatti, per valutare la lontananza degli astri, bisogna entrare in una enumerazione abbagliante, in cui il numero minimo ha nove cifre, e prendere il miliardo per unità. Vi chiedo scusa se mi dilungo sopra l’argomento, ma è di un interesse palpitante. Ascoltate e giudicate. Alfa del Centauro è a ottomila miliardi di leghe, Wega a cinquantamila miliardi, Sirio a cinquantamila miliardi, Arcturo a cinquantaduemila miliardi, la Polare a centodiciassettemila miliardi, la Capra a centosettantamila miliardi, le altre stelle a mille, a milioni e miliardi di leghe. E si verrebbe a parlare della distanza che separa i pianeti dal Sole!
E si sosterrebbe che questa distanza esiste! Errore! falsità! aberrazione dei sensi! Sapete come la penso io riguardo al mondo che comincia all’astro radioso e finisce a Nettuno? Volete conoscere la mia teoria? È semplicissima. Per me il mondo solare è un corpo solido, omogeneo; i pianeti che lo compongono si accalcano, si toccano, aderiscono, e lo spazio fra essi esistente altro non è che lo spazio che separa le molecole del metallo più compatto, argento o ferro, oro o platino! Ho dunque il diritto d’affermare, e ripeto con una convinzione che persuaderà tutti