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166 | giulio verne |
voi: «La distanza è una vana parola, la distanza non esiste!
— Ben detto! Bravo! Evviva! esclamò all’unisono l’adunanza elettrizzata dal gesto, dall’accento dell’oratore, dall’arditezza dei suoi concepimenti.
— No! esclamò J. T. Maston più energicamente degli altri, la distanza non esiste!
E trasportato dalla violenza dei suoi moti, dallo slancio del corpo che durò a fatica a padroneggiare, poco mancò ch’egli non cadesse al suolo dall’alto della tribuna improvvisata. Ma giunse a ritrovare l’equilibrio, ed evitò una caduta che gli avrebbe brutalmente provato non essere la distanza una vana parola. Poi il discorso del seducente oratore riprese il suo corso.
«Amici disse Michele Ardan, io ritengo la questione ormai risolta. Se non vi ho convinti tutti, gli è che sono stato timido nelle mie dimostrazioni, e vuolsi accusare l’insufficienza dei miei studi teoretici. Checchè ne sia, ve lo ripeto, la distanza dalla Terra al suo satellite è realmente poco importante ed indegna di occupare una mente seria. Io credo perciò di non andar troppo oltre dicendo che tra poco si stabiliranno dei treni di proiettili, nei quali si farà comodamente il viaggio dalla Terra alla Luna. Non vi sarà da temere nè urto, nè scossa, nè sviamento e si raggiungerà la meta rapidamente, senza fatica, in linea retta, a volo d’ape, per parlare il linguaggio dei vostri cacciatori. Fra vent’anni la metà della terra avrà visitata la Luna!»
«Viva! Viva Michele Ardan!» esclamarono gli astanti, compresi i meno convinti.