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38 | giulio verne |
Allora un altro fenomeno sarebbe accaduto dinanzi agli occhi dell’osservatore, e le molecole situate nel piano dell’equatore, sfuggendo come la pietra di una fionda la cui corda si spezzi d’improvviso, sarebbe andata a formare intorno al Sole parecchi anelli concentrici, simili a quello di Saturno. A loro volta, questi anelli di materia cosmica, presi da un movimento di rotazione intorno alla massa centrale, si sarebbero spezzati e decomposti in nebulosità secondarie, cioè in pianeti.
Se l’osservatore avesse allora concentrata tutta la sua attenzione sopra questi pianeti, e’ li avrebbe veduti comportarsi esattamente come il Sole e dare origine ad uno o più anelli cosmici, origini di questi astri di ordine inferiore che si chiamano satelliti.
Così dunque risalendo dall’atomo alla molecola, dalla molecola alla massa nebulosa, dalla massa nebulosa alla nebulosa, dalla nebulosa alla stella principale, dalla stella principale al Sole, dal Sole al pianeta, e dal pianeta al satellite, si ha tutta la serie delle trasformazioni subìte dai corpi celesti nei primi giorni del mondo.
Il Sole sembra perduto nelle immensità del mondo stellare, e tuttavia è riunito dalle teorie attuali della scienza alla nebulosa della Via lattea. Centro d’un mondo, per quanto piccolo sembri in mezzo alle regioni eteree, nullameno è enorme, giacchè il suo volume è trecentocinquantamila volte quello della terra. Intorno a lui gravitano otto pianeti, usciti dalle sue viscere fino dai primi tempi della creazione. Sono questi, incominciando dal più vicino di tali astri al più lontano, Mercurio, Venere,