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dalla terra alla luna 41

Così Talete di Mileto, 460 anni avanti G.C., emise il parere che la Luna fosse illuminata dal Sole. Aristarco di Samo diede la vera spiegazione delle sue fasi. Cleomene insegnò ch’essa brillava di una luce riflessa. Il caldeo Beroso scoperse la durata del suo movimento di rivoluzione, e spiegò in tal modo il fatto che la Luna presenta sempre la stessa faccia. Infine Ipparco, due secoli prima dell’era cristiana, riconobbe alcune ineguaglianze nei moti apparenti del satellite della Terra.

Queste diverse osservazioni si confermarono in seguito e furono di profitto ai nuovi astronomi. Tolomeo nel secolo secondo, l’arabo Abul-Feda nel decimo, completarono le osservazioni d’Ipparco sulle inuguaglianze che subisce la Luna seguendo la linea ondulata della sua orbita sotto l’azione del Sole. Poi Copernico1, nel quindicesimo secolo, e Tycho Brahe nel sedicesimo, esposero completamente il sistema del mondo e la parte che rappresenta la Luna nell’insieme dei corpi celesti.

A quest’epoca i suoi movimenti erano pressochè determinati, ma poco sapevasi della sua costituzione fisica; fu allora che Galileo spiegò i fenomeni di luce prodotti in certe fasi dall’esistenza di montagne alle quali attribuì un’altezza media di quattromila e cinquecento tese.

Dopo di lui Hevelius, astronomo di Danzica, diminuì le maggiori altezze a duemila e seicento tese; ma il suo collega Riccioli le riportò a settemila.

Herschel, alla fine del diciottesimo secolo, armato



  1. Vedasi i Fondatori dell’Astronomia moderna, libro ammirabile del signor I. Bertrand, dell’Istituto.