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dalla terra alla luna | 51 |
stenevano che la Luna fosse un’antica cometa, la quale, percorrendo la sua orbita allungata intorno al Sole, passò vicino alla Terra e si trovò trattenuta nel suo circolo d’attrazione. Tali astronomi da conversazione pretendevano spiegare così l’aspetto rossiccio della Luna, sventura irreparabile che essi rimproveravano all’astro raggiante. Soltanto, quando facevasi loro osservare che le comete hanno un’atmosfera e che la Luna ne ha poca o non affatto, essi rimanevano imbarazzati nel rispondere.
Altri, appartenenti alla schiatta dei paurosi, manifestavano certi timori riguardo alla Luna. Avevano inteso dire che, in seguito alle osservazioni fatte al tempo de’ Califfi, il suo moto di rivoluzione si accelerava in una certa misura; ne conchiudevano, per altro con molta logica, che ad un acceleramento di moto dovesse corrispondere una diminuzione nella distanza dei due astri, e che, prolungandosi all’infinito questo doppio effetto, la Luna finirebbe un giorno a cadere sulla Terra. Nulladimeno dovettero rinfrancarsi e cessar di temere per le generazioni future, quando si apprese loro che, secondo i calcoli di Laplace, illustre matematico francese, questo acceleramento di moto racchiudesi in limiti ristrettissimi, e che una diminuzione proporzionale non tarderà a succedervi. Laonde l’equilibrio del mondo solare non poteva essere turbato nei secoli futuri.
Rimaneva in ultimo luogo la classe superstiziosa degli ignoranti: costoro non si contentano d’ignorare ciò che è; essi sanno ciò che non è, e a propo-