Pagina:De' matematici italiani anteriori all'invenzione della stampa.djvu/63

Da Wikisource.

55


fecionsi capo, e giunto dopo desinare a lui, e fattogli la riverenza che si richiede, dissono: Maestro, inteso che voi volete ritenere la memoria di M.o Antonio, noi vi vogliamo con ogni ajuto favoreggiare in quanti ci volete mostrare, e noi vi saremo obbedienti scolari. E profetizzò, imperocchè così fu. M.o Giovanni maravigliatosi di tanti e quali, e di diversi, e di diverse materie, subito stimò quel ch’era. Niente di meno a uno a uno chiamatogli, la materia loro che volevano mostrò. E poi tutti insieme ragunati cominciandosi a uno di loro dal principio per infino a quanto durò il tempo mostrò e’ dubbj, e chiarì loro in modo che stupefatti certi che v’erano, si ricordarono di M.o Antonio. E parve loro in quel poco di spazio avere più imparato che il resto del tempo agli altri. Onde seguitando pervennero in modo, che molti di loro furono per la propria voluntà sopenti a dire e far villania a’ loro maestri primi, solamente avendo compreso la intensa invidia che gli portavano..... E chiaramente M.o Giovanni fece al suo tempo alcuni scolari che di gran lunga avanzarono chi ’nsegnava. Benchè sempre avesse il salare dal Comune per le lezioni straordinarie. E visse infimo a circa 144 (sic). Fu il padre Muratore, e più tosto di povero stato che di comune, guadagnò al suo tempo grandissima quantità di tesoro. E fece in molte facultà belle opere, e massime nella pratica che n’ho viste molte delle quali cavo e’ casi che voglio scrivere.... Fu di statura mezzana, e quasi in viso pieno, benchè a mio tempo non avessi cognizione, imperocchè in quel tempo che io mi posi a imparare egli era morto, ovvero morisse»1.



  1. Dal Codice senese citato di sopra. Boncompagni, Op. cit. pag. 145 e seg.