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L’ex granatiere 141

all’ablativo. Se solamente un terzo degli associati gli manda ogni mese un francobollo di venti centesimi, sarebbero già duecento lire al mese, e lui ne avrebbe d’avanzo....

Il Ratti s’entusiasmò di quell’idea.

— E ti hanno mandato?... — domandò.

— Una saetta che li incenerisca, m’hanno mandato, — rispose il Lérica, urlando. — Va a credere alla fratellanza degli insegnanti primari. Ho ricevuto ventisette francobolli in tutto. Ho dovuto vender mezze le mie carabattole per far le prime spese della lite....

— Ed ora?

— Ora la lite è in corso. In ogni modo a Casariga non ci torno più: ho già trovato un altro posto. Ma se non altro li voglio forzare a sputar lo stipendio arretrato, capisci; maledetta razza di tagliaborse. Potevi immaginare che fosse un così dannato mestiere quello che abbiamo preso? Io già, vedi, se continuo, prevedo la mia fine: un giorno o l’altro stermino qualche municipio in massa, e mi faccio cacciare alle cellulari, oppure scoppio come una granata, in tanti pezzi, mandando per aria la scuola.

Il Ratti lasciò che si acquietasse con un bicchiere di vino, e poi, sorridendo, gli rivolse una domanda che aveva in corpo fin dalla Scuola normale.

— Ma dimmi un po’, Lérica, francamente, come mai t’è venuta a te, ma proprio a te, l’idea di fare il maestro?

Il Lérica tacque un momento come per rimandar dentro la risposta sincera che gli s’era presentata. Poi rispose pacatamente:

— Perchè sono un asino.

— Ah! tu non dici quello che pensi, — disse il Ratti. — Dunque.... non ci trovi nessuna soddisfazione a far scuola?

Il Lérica montò in bestia.

— Ma che soddisfazione ci vuoi trovare, fammi il piacere! — rispose battendo il pugno sulla tavola. — Noi ci possiamo parlare senza maschera. Vorresti darmi ad intendere che tu ce ne trovi? Sentiamo: che soddisfazione?

Il Ratti ribattè con un’altra domanda: — Per esempio, non metti affezione ai tuoi ragazzi?