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150 Altarana


Era quello l’anno in cui doveva andare in vigore la nuova legge dell’istruzione obbligatoria, e il sindaco aveva radunati gl’insegnanti per dar loro qualche avvertimento al proposito. E cominciò il suo discorso, sgrammaticando e piombando le parole, ma con una certa franchezza.

— Quest’anno, dunque, signori insegnanti, posto che andiamo in vigore con la nuova legge dell’istruzione obbligatoria, io li ho chiamati giusto per questo. Loro mi conoscono, sanno come sono appassionato per l’istruzione. E precisamente quest’anno bisogna raddoppiare d’attività. Io dico fin d’ora: si tratta di dichiarare all’ignoranza una guerra a morte. A morte. Questa è la mia parola. La legge è socrasanta. A noi di farla rispettare, tutti con buona volontà, spronare i parenti e le famiglie, e di aver la scuola al completo, e farsi onore. Per conto mio dichiaro che andrò avanti senza guardare in faccia nessuno, e adesso il segretario darà a ciascheduno l’elenco degli obbligati, che abbiamo fatti con tutta esattezza e puntualità. E ripeto: non si tratta di transigere, saranno rigorosamente consegnati al signor pretore i nomi dei parenti che negligentano. Centesimi cinquanta d’ammenda, ripetuta due volte, e via dicendo, lire tre, lire sei, lire dieci. Io li prego d’avvertire loro stessi i rispettivi alunni e, al bisogno, fare un passo alle case di padri e madri, a persuadere. Dunque, mi raccomando. Cominciamo l’anno bene, che tutto anderà bene, con vantaggio della polazione. Ripetiamo: istruzione, energia, e non stancarsi mai. Questo, in via generale, per quanto riguarda l’applicazione della legge.

Qui, mentre tutti s’aspettavano che, finito l’esordio, entrasse nel vivo del discorso, s’accorsero invece che il discorso era finito.

— Per il resto - continuò il sindaco — non ho altro da dire. Signor segretario, gli elenchi.

Il segretario, che aveva ascoltato il discorso con profonda attenzione, saltò su dalla seggiola e porse ai maestri gli elenchi, che aveva già in mano; il sindaco s’alzò, tutti s’alzarono. Il Ratti diede un’occhiata al suo foglio; gli alunni erano settantaquattro.

Come un sovrano dopo l’udienza solenne, il sindaco rivolse qualche parola amichevole, successivamente, a