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che n’esca una gran notizia o una sentenza d’oro: vien fuori uno scaracchio.... Ma è un polemista! — C’era stato un tempo una polemica provocata da questo: che nel giornale s’era accusata la Giunta d’aver presentata al Comune una nota di diciotto litri di vermut, dicendo che era stato distribuito alla banda musicale e ai priori il giorno della festa del paese, mentre si sapeva che eran compresi nei diciotto anche quelli che bevevan di quando in quando gli assessori al banco del loro collega. Ebbene, alla calunnia pubblica aveva risposto il soprintendente, ossia, aveva fatto rispondere dal maestro Calvi nientemeno che un articolo d’una intera larghissima colonna della stessa gazzetta, in fondo al quale egli aveva messo di sua testa e di sua mano, come un colpo di grazia, due sole parole latine che non si sa in qual maniera gli galleggiassero sotto la cappa del cranio: — Intelligenti pauca.


LA NUOVA MAESTRA.


Questo piacevole amico se n’andò, con gli altri, verso la metà di settembre, e il maestro rientrò di mala voglia nella sua vita solitaria ed eguale. Ma fu per poco. Una sera degli ultimi giorni del mese, dopo un desinare più che parco, egli se ne stava a tavola col segretario a sentir cantare la pioggia, quando udirono il rumore d’un calesse che si fermò davanti all’uscio di casa loro; e un momento dopo venne la serva in gran fretta ad annunziare ch’era arrivata la nuova maestra; la quale doveva occupare il quartierino della signora Pezza, al primo piano. Il segretario corse a vedere. Al maestro non parve delicato di mostrare la curiotà che pure lo pungeva. Dopo due minuti il segretario ricomparve. Non mostrava punto entusiasmo. — Ebbene — gli domandò il giovane — questa famosa bocca?

— Me la figuravo meglio — rispose quegli, rimettendosi a sedere.

E soggiunse ch’era una ragazza simpatica, piuttosto piccola che grande, d’un aspetto per bene; ma niente