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104 Camina

conducevano alla pastura. Ed ebbe un pronto saggio anche dei parenti, poichè il secondo giorno di scuola le si presentò una contadina, madre d’un’alunna, per pregarla di tagliare un paio di camicie per suo marito, e inteso il suo rifiuto garbato, le disse sgarbatamente che, essendo le maestre pagate dal comune per insegnare a cucire, pareva a lei che fossero tenute anche a prestar quei piccoli servigi alle famiglie dei contadini, i quali pagavano le imposte come tutti gli altri. Ma le toccò un colpo più secco. E fu che una mattina, mentre faceva lezione di buon contegno e di morale, una delle sue scolare più grandi fu presa da sforzi di vomito, e dovette uscire; e le seguì lo stesso varie altre volte, fin che cessò di venir a scuola; e quando la maestra ne domandò notizie, le risero in faccia impudentemente, dicendole (con due parole crude) che sarebbe guarita fra nove mesi. Di questo ella restò avvilita tutta una giornata, e pensierosa, senz’aver più il capo nemmeno a leggere. Ma nelle nature com’era la sua le illusioni strappate rinascono con una prontezza maravigliosa, perchè è la mente stessa che le vuole e le crea, scordando poi subito che sono sua fattura. Perciò la maestrina si riebbe presto da quei disinganni e seguitò a far scuola con lo zelo intrepido dell’esordiente. Nei giorni di vacanza, intanto, visitava or l’una or l’altra signora, che la cercavano per studiarla di dentro e di fuori, e lei non s’accorgeva che in ogni visita lasciava una frase leccata, una parola poetica, una citazione un po’ fuor di luogo, un’intonazione di voce un atteggiamento del viso, che eran diligentemente raccolti e messi in serbo per servir prima a tartassarla alle spalle e più tardi a tormentarla di fronte.


IL MAESTRO SBORNIONE.


Il Ratti parlò con la nuova maestra più volte, e sebbene le rammentasse alla lontana quella certa maestrina vanerella di Garasco, che andava notando i suoi “pensieri„ pei campi, gli dava nel genio pel resto, chè