Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/56

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48 Garasco

cendogli in viso, trafelato, con accento di preghiera: — Andiamo, via, si cheti, non faccia uno scandalo, vede che c’è gente, da bravo! — Il contadino, bestemmiando, smise di lottare, e riavute le braccia libere, raccolse il cappello e la giacchetta che gli eran caduti; poi cercò il figliuolo con gli occhi, ancora tutto fremente. Il maestro, angustiato dall’idea che potesse ricominciare a casa, seguitò a tentar di calmarlo: — Andiamo, facciamola finita. Non si batte un ragazzo così. È inutile battere. Si fa peggio. Ora basta. Lei mi deve promettere che non ricomincerà più. Sono il suo maestro, in fin dei conti. — M’ha fatto una birbonata! — esclamò il contadino, soffiando ancora, e minacciando il ragazzo col pugno. — E lei l’ha castigato, — ribattè il maestro; — ma che sia finita. Io non le lascio il figliuolo se non mi dà parola.... Non posso lasciare ammazzar dalle busse uno dei miei migliori scolari. Che diavolo! Un ragazzo d’un talento.... Non lo dico per metter bene, ma per coscienza.... Insomma, se lo vuol sapere, — soggiunse a bassa voce, — conto su di lui per far buona figura agli esami, ecco. — Il contadino guardò il maestro in aria di dubbio; ma un poco d’effetto si vedeva che le blandizie l’avevan fatto. Stette un momento muto; poi, rivolto al ragazzo, gridò: — A casa. — L’accento era brusco; ma il maestro capì che la causa era vinta. E l’accompagnò per un tratto di strada, ragionando, per assicurar la vittoria.


Ebbene, mentre egli credeva che quell’atto dovesse aver per conseguenza immediata di rendergli i ragazzi più rispettosi, e di destare in loro un maggior desiderio di farsi benvolere contentandolo e mostrandoglisi sottomessi, s’accorse invece con maraviglia, nei giorni successivi, ch’esso non aveva fatto altro che spingerli più avanti, e d’un gran passo, nella familiarità che mostravano già soverchia con lui. Egli leggeva bene la simpatia negli occhi di tutti e viva molto in alcuni; ma non quale l’avrebbe voluta: era una simpatia ridente, di amici, piuttosto che di alunni, e in parecchi, in molti anzi, velata quasi d’una leggerissima espressione canzonatoria, come se nell’ardore, nell’impeto giovanile con cui aveva difeso il loro compagno, ci