Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/91

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PIAZZENA.


VISI NUOVI.


Sul finir di settembre si recò al suo nuovo posto, a Piazzena, che era uno di quei tanti villaggi di rasa pianura, i quali, veduti una volta, si confondono alla memoria con altri cento, come i campi di grano e di meliga che vi si stendono intorno fin dove arriva la vista. Vi arrivò in piena quiete meridiana, un giorno di sole, e gli parve d’entrare in un villaggio abbandonato. Per le viuzze torte, sparse di paglia e di sterco, fiancheggiate da case con le persiane chiuse e da lunghi muri di cinta, non incontrò quasi anima viva. Dai portoni aperti dei cortili rustici usciva un odore acuto di strame e d’animali bovini, e su certe piazzette erbose pascolavan dei porci. Le chiese eran chiuse. Vide un prete sparire in una porticina, una donna svoltare in un vicolo. Non si sentiva qua e là che il rumor delle fontane e il mormorio dei rigagnoli: da ogni parte verde d’alberi e di campi: sonavano i rintocchi del mezzogiorno, che non finivano mai.


Don Pirotta, al quale il Ratti portò una lettera di presentazione del suo protettore, lo ricevette come un amico. Era un uomo sulla cinquantina, che pareva vecchio, tanto era malandato di salute; ma d’aspetto geniale e di modi signorili, dai quali traspariva il desiderio di parere una persona fina e benevola, ma più per effetto d’una educazione e d’una cultura compita, che per indole. Gli parlò bene del paese: un comune