Vai al contenuto

Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/407

Da Wikisource.

fez 397


chi. Sid-Alì accorre pel primo, e vede vicino ai giunchi un largo fosso, in fondo al quale c’erano alcuni piccoli fori. Salta nel fosso, introduce il fucile in uno dei fori, lo sente respinto, spara, chiama il caid, accorrono i soldati, guardano di qua e di là, e scoprono una piccola apertura rotonda a fior d’acqua nella riva tagliata a picco. Arusi doveva essere entrato nel suo sotterraneo per quell’apertura. — Scaviamo! — grida il caid. I soldati corrono a pigliar vanghe e piccozze nei duar vicini, tornano, scavano, rompono una specie di volta di terra e scoprono una tana...

In fondo alla tana c’era Arusi ritto, immobile, pallido come un morto, colle braccia spenzoloni.

Lo afferrarono: non fece resistenza. Lo tiraron fuori: aveva l’occhio sinistro crepato. Lo legarono, lo portarono in una tenda, lo distesero in terra, e per prima vendetta, Sid-Alì gli recise col pugnale tutti i diti dei piedi, gettandoglieli ad uno ad uno sul viso. Ciò fatto, mise sei soldati a custodirlo e si ritirò sotto un’altra tenda insieme col caid, per concertare che torture gli dovessero infliggere prima di troncargli la testa. La discussione durò lungo tempo: andavano a gara a chi proponesse dei tormenti più dolorosi; nessuno strazio pareva abbastanza orrendo; la sera era venuta, e non