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76 alla francia.

quel silenzio più tristo, un’eco confusa del fragore della battaglia ci rumoreggia ancora all’orecchio come voce lontana e sommessa, che ci rimbrotti e ci accusi. Passano e s’avvicendano nella fantasia stanca, facce orrende di nemici intravvisti dappresso tra il fumo, e visi di compagni trasfigurati dalla morte, e chiaro e distinto il punto dove giacevano, e tutto quello che avevano intorno: quel sasso, quella traccia di sangue, quella pianta, quell’arma abbandonata...... Poi l’occhio ed il pensiero cadono sul soldato che ci viene accanto, su quello che lo precede, su quello che lo segue, più in là, intorno, vicino, lontano, su tutta la colonna che s’avanza silenziosa e quasi furtiva, come fiume raccolto e rapido; tutti stanchi, discinti, senza armi, a capo scoperto; a tutti manca qualcosa, e nessuno ci bada, ed il giorno prima era un delitto. La campagna è seminata di armi, di cappelli, di tracolle, di pennacchi; si passa e si calpesta; è desolante; tutte quelle robe sparse sono i rottami della disciplina, dell’ordine, della forza. Quanto tempo e quanta fatica prima che ogni cosa sia ricomposta!

Un giorno, un’ora infortunata sperperò il frutto del lavoro di tanti anni, di tante cure, di tanti sacrifici; l’esercito, l’orgoglio e l’amore della patria, su cui si accumulavano tante speranze e tante trepidazioni, è rotto e umiliato; i nostri amici e i nostri figli, che ieri ci sfilavano dinanzi splendidi e superbi, guardateli, li hanno vinti, non cantano più, non parlano, chinano a terra quelle care e altiere fronti giovanili che noi baciammo quando partirono, pensano e soffrono, e non vorrebbero più tornare fra noi; oh no! tornate; siete sempre nostri; noi vi stringeremo al cuore collo stesso affetto di prima; sollevate la fronte, la vittoria non è sempre dei valorosi, coraggio, guardateci no, non vogliono, fanno cenno di no, continuano a camminare in silenzio, piangono. Oh è duro, è desolante, è uno spettacolo che strazia l’anima.