Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/193

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190 ricordi di parigi.


scritto in sei settimane riportò un trionfo meraviglioso. V’erano altri personaggi, che mi parvero stranieri, e che avevan l’aria un po’ impacciata di chi si trova in una casa illustre per la prima volta.

Quasi tutti parlavano. Quando entrò Vittor Hugo tutti tacquero.

Egli sedette vicino al camminetto, sopra un sofà, e gli altri gli formarono intorno un grande semicerchio.

Allora potei vederlo e sentirlo bene.

Non so come, la conversazione cadde sul Congresso letterario. Vittor Hugo, interrogato, espose qualcuna delle idee che avrebbe svolte nel suo discorso inaugurale. Ebbene, riconobbi ch’era vero, con mia sorpresa, quello che m’era stato detto del suo modo di parlare in privato. Io m’aspettavo di sentire le antitesi, i grandi traslati, la forma concettosa e paradossale, e l’intonazione imperativa che è nei suoi scritti, specialmente degli ultimi anni. Nulla di tutto questo.