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Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/117

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l'aristocrazia 99

più alto decoro di quei saloni, nei quali si viveva la gran vita internazionale, e dove le cose di Europa e singolarmente di Francia, così connesse a quelle di Roma, erano il principale argomento dei discorsi, ai quali, per attirare l’interesse delle signore, non erano estranei i romanzi e la moda. Le signore dell’aristocrazia romana parlavano, e parlano anche oggi, il francese come lingua propria, con le grazie, le finezze e le arguzie dei più spiritosi scrittori di Francia. La loro cultura era ed è rimasta essenzialmente francese, nè vi è romanzo di qualche notorietà, che non abbiano letto. Piene di acume e signorilmente garbate, di rado s’ingannano nel giudicare i loro conoscenti, anche se stranieri, nel rilevarne il lato comico, e il grado di educazione e di cultura, e nel saper misurare la larghezza o la ritrosia di ciascuno nello spendere. Si può dire che esse nascano diplomatiche, perchè non si appassionano veramente per nulla, nè perdono il senso della misura nel giudicare le cose, e di rado, il dominio di sè nelle passioni. Non si riscaldano per la politica; ritengono anzi che ciò sia volgare; non rifuggono dall’umana tendenza del pettegolezzo, ma nell’intimità; il pungolo della curiosità le vince talvolta, ma, questa appagata, non lascia tracce. Le gelosie e i rancori di rado son duraturi, quando non determinati da serie ragioni. Ed è per tutto questo, che nei saloni di Roma si viveva vita cosmopolita, e si fissavano anche de’ convegni per altri luoghi, come Parigi, Londra, Vienna, Lucerna, Montecarlo, Baden e Spa. Se i forestieri eran larghi di borsa, o portavano un gran nome, o avevan fama di persone culte, non v’era casa nella quale non si facesse a gara per accoglierli e onorarli. Alcuni ambasciatori e ministri lasciarono buona memoria per i loro pranzi, e la suntuosità delle loro feste. Odo Russell fu molto apprezzato per il suo spirito, ma anche per i cappellini di ultima moda, che faceva venire da Londra, e donava a parecchie signore dell’aristocrazia. Ebbe fortuna un giovane russo, certo Pavey, che si diceva figlio naturale dello Czar, e che spendeva come un Creso, facendo venire da Parigi magnifici savonard, che regalava alle signore. Fu anche festeggiato per le sue prodigalità un signor Des Loges, addetto all’ambasciata francese, e negli ultimi anni fu molto ricercato ne’ saloni il signor Sarfatti, capo del movimento delle ferrovie, per gli scompartimenti riservati