Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
100 | capitolo vi. |
che soleva offrire. Per avere accesso in quelle case occorreva essere qualche cosa: distinguersi o per la cultura, per lo spirito, per la ricchezza, per l’arte, per il potere; o per la suprema, ma elegante nullità, senza distinzione di paese o di credenze, onde, sotto tal rapporto, Roma era la città più comprensiva del mondo, la vera capitale morale della cristianità, come si vedrà via via nel corso di questo libro.
*
Ho ricordato innanzi i pochi nobili, che mostrarono sentimenti liberali; per gli altri il professare quelle opinioni equivaleva ad «incanagliarsi», perchè li avrebbe costretti a far causa comune con quei borghesi, che essi profondamente disprezza vano. Il qual disprezzo si comunicava, pare incredibile, anche alla servitù. Una sera, a un ricevimento in casa Doria, il servo d’anticamera annunziò il signor Valerio Trocchi, ricco possidente di Aquila, da più anni domiciliato a Roma, ed uno de’ Conservatori della città, con queste parole: c’è un certo Trocchi. E tutti risero, nè il servo n’ebbe rimprovero, perchè, il Trocchi essendo un borghese, quel certo gli stava bene applicato.
Era quindi naturale che, pochissime eccezioni a parte, i nobili non potessero essere liberali; e se quasi tutti seguirono il movimento nazionale del 1848, iniziato dal Papa, non tardarono a ritrarsene con lui. Erano entrati in quel movimento in buona fede, senza la visione delle sue conseguenze, e furono felici di uscirne. Per la loro partecipazione alla sovranità, non potevano desiderare una condizione di cose, che quella compromettesse, o limitasse alcuno dei privilegi. Tra i quali, oltre agli stemmi sui portoni, o sul baldacchino, vi era quello della catena, che fin negli ultimi tempi conservarono i Borghese, e gli Antici-Mattei in via dei Funari. Non poteva, superata la catena, essere arrestato alcuno, senza il consenso della famiglia. Dispregiatori in segreto del governo pontificio, e particolarmente dell’Antonelli e dei suoi ciociari, elevati ad alti uffici, rifuggivano dalle cospirazioni. Queste nacquero e si alimentarono nella borghesia, singolarmente tra i professionisti e mercanti di campagna, e si diffusero a misura, che intorno a Roma si veniva formando quel cerchio di ferro, che la soffocò negli ultimi dieci anni di potere pontificio.