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60 | capitolo iv. |
che siccome il macinato rendeva nella città di Roma 28,000 scudi, ed era una tassa governativa, che colpiva tutte le provincie in ragione di baiocchi 76 per rubbio, mentre, per sola eccezione, la città di Roma e l’Agro pagavano in ragione di scudi 2.20, bastava che il comune ripetesse dall’erario la differenza fra l’imposta generale e l’imposta eccezionale, e il pareggio era raggiunto.
Esumiamo altre cifre. Le maggiori entrate erano costituite dal dazio sui liquidi e foraggi, carni e pesce. Per liquidi s’intendeva vini e spiriti solamente. A causa delle spese straordinarie di alloggi e foraggi per l’armata francese, ingiustamente a carico del municipio, e che rappresentavano l’onere di 150,000 scudi, la commissione provvisoria portò al dazio di consumo un aumento di scudi 70,000, per cui tutto il capitolo ne rappresentò 311,740. Il dazio sulle carni salì in preventivo a 19,239 scudi; quello sul pesce fresco a 10,755; il macinato a 28,000. I redditi del macello e il dazio sulla neve crebbero, alla lor volta, il primo sino a 12,000 scudi, e il secondo a 10,000. La tassa sulle acque fu accresciuta del doppio, portandola a 16,690 scudi, e la sopratassa sulla dativa o fondiaria sali a 15 centesimi addizionali, e parve enorme, mentre non gettava in sostanza che 37,438 scudi. La tassa di sepoltura rendeva solo 2000 scudi, essendo ancora in uso l’interramento nelle chiese, e soli 1000, la privativa dei cofani in piazza Navona. Era detta così l’occupazione del suolo pubblico, a scopo di mercato temporaneo, come sì fa oggi in piazza della Cancelleria e in Campo di fiori. Il cofano romano è il grosso cesto di vimini per il trasporto degli ortaggi, frutta e piante, ma s’intendeva con esso tutto ciò ch’era materia di mercato temporaneo. Fra licenze, permessi e tumulazioni al Testaccio, teatri e feste pubbliche, nonchè depositi di fieni e paglia, si arrivava a gran fatica a 600 scudi, mentre le multe per contravvenzioni erano in preventivo di soli 200, e il municipio non possedeva di rendita consolidata che scudi 295. Gli altri introiti ancora più bassi. Il Ministero delle finanze rimborsava al municipio 1634 scudi per vari titoli, uno dei quali era la regalia di sale, dovuta ai diversi ufficiali, ministri e impiegati dell’antica Camera capitolina, il cui peso era rimasto a carico del bilancio comunale.