Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/169

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parte seconda. 105

de’ nostri Cavalieri si partirono movendo all’incontro de’ Turchi che il perseguivano a cavallo. Ma i Turchi non vollero giungersi colle nostre genti d’arme, anzi sbiecaron loro dinanzi per due o per tre fiate. Ed arrivò a l’una delle fiate che l’uno de’ nostri Cavalieri gittò la sua daga a l’uno di questi Turchi, e gli donò così tra le coste, che il ferito ne importò la daga in suo corpo, e gli convenne morire. Quando gli altri Turchi videro ciò, essi non osaro unqua più accorrere, e si sbandaro; perchè adunque1 le nostre genti ne asportaro tutte le pietre del paratìo, e da quell’ora fu il mio valente Cappellano ben conosciuto nell’oste, sicché s’udìa dire quando il vedeano: ecco qua il Prete che a tutto solo disconfisse li Saracini.


Capitolo XXIII.

Come i Saracini feciono un nuovo Capitano, e come questi li dispose ad assaltare li nostri alloggiamenti.


Le cose sovradette avvennero il primiero giorno di Quaresima, e quel giorno medesimo fecero i Saracini un Capitano novello di un travalente Saracino in luogo e vece del lor Capitano nomato Sceceduno, donde egli è davanti fatto menzione, il quale morì nella battaglia di Carnasciale, là ove simigliantemente fu ucciso il buon Conte d’Artese fratello del Re San Luigi. Ora quel Capitano novello in tra gli altri morti trovò esso Conte d’Artese, che era stato molto valente e pro in quella battaglia, ed era abbigliato riccamente, siccome

  1. Allora.