Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/172

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108 la sesta crociata.

E ciò fece egli pensando che il Re avrebbe inviato di sue genti d’arme nell’oste d’esso Duca, e così assottigliate quelle ch’erano con lui, divenendone più fievole, e che i Beduini badaluccando impedirebbono che noi non avessimo soccorso dai Borgognoni.


Capitolo XXIV.

Qui si conta lo assalto dato a tutte le nostre battaglie.


In queste cose fare e apprestare mise il Capitano de’ Saracini intorno all’ora di mezzodì, e poi ciò fatto, fece sonare le nacchere e’ tamburi traimpetuosamente allo modo dei Turchi, ch’era cosa molto istrana e diversa ad udire per coloro che non l’aveano accostumata. E si cominciano ad ismuoversi da tutte parti a piè ed a cavallo. E vi dirò io tutto primiero della battaglia del Conte d’Angiò, il quale fu il primo assalito, perciò ch’egli loro era il più vicino dallo lato verso Babilonia; e vennero a lui scaccati e inframmessi a maniera d’uno scacchiere, perchè i pedoni a manipoli staccati incorrevano sulle sue genti bruciandole del fuoco greco che gittavano con istromenti propizii e da ciò, e’ cavalieri a piccole torme interposte le pressavano ed opprimevano a meraviglia; talmente che tutti insieme isconfissero la battaglia del Conte d’Angiò, la quale era a piè a grande misagio posta in mezzo dai pochi suoi cavalieri. E quando la novella ne venne al Re, e che sì gli ebber detto il discapito ov’era suo fratello, non ebbe elli alcuna temperanza di arrestarsi nè di nullo attendere, che anzi subitamente