Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/203

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parte seconda. 139

direbbe il messaggio del Soldano. E tutti ci accordammo che ciò fusse al Conte Piero di Bretagna per uno turcimanno che avevano i Saracini, il quale parlava l’uno e l’altro dei linguaggi, Francesco e Saracinesco. E furono tali le parole: Signori, il Soldano c’invia di verso voi per sapere se vorreste punto essere diliveri, e chè vorrestegli dare o fare per la vostra diliveranza ottenere? E a questa dimanda rispose il Conte Piero di Bretagna, che molto volentieri vorremmo esser diliveri delle mani del Soldano, e aver già fatto e indurato ciò che ne fosse possibile per ragione. Ed allora il Consiglio del Soldano domandò al Conte di Bretagna se noi vorremmo punto donare per nostra diliveranza alcuno de’ castelli o piazze forti appartenenti ai Baroni d’Oltremare? Ed il Conte rispose che ciò non potevamo noi fare, per ciò che li detti castelli e piazze erano tenuti dallo Imperadore d’Allemagna che allor ci vivea, e che giammai egli non consentirebbe che il Soldano tenesse cosa sotto di lui. Di ricapo domandò il Consiglio del Soldano, se noi vorremmo rendere nullo de’ Castelli del Tempio o dello Spedale di Rodi per nostra diliveranza. Ed il Conte rispose similmente ch’egli non si poteva fare perchè ciò sarebbe contro il saramento accostumato, il quale è che quando si mette li Castellani e Guardie dei detti luoghi, essi giurano a Dio che per la diliveranza di corpo d’uomo essi non renderanno nullo dei detti Castelli. Allora li Saracini insembre rispuosono ch’egli sembrava bene che noi non avessimo nullo talento nè inveggia d’essere diliverati,