Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/204

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140 la sesta crociata.

e ch’essi ci andrebbono inviare li giucatori di spade, li quali ci farebbono come agli altri. E sovra ciò se n’andaro. E tantosto appresso che il Consiglio del Soldano se ne fu andato, ecco qui venire a noi un Saracino molto vecchio e di grande apparenza, il quale aveva con lui una frotta di giovani Saracini, i quali tenevano ciascuno una larga spada a lato, donde fummo tutti molto ismarriti. E ci fece dimandare quell’antico Saracino per uno turcimanno, il quale intendeva e parlava la nostra lingua, s’egli era vero che noi credessimo in un solo Dio, che era nato per noi, crocefisso e morto per noi, ed al terzo giorno appresso sua morte risuscitato anche per noi. E noi rispondemmo, che sì veramente. Ed allora egli ci rispuose che poi così era, noi non ci dovevamo disconfortare d’avere sofferto nè di sofferire tali persecuzioni per lui, dacchè ancora non avevamo noi punto indurato la morte per lui, com’egli avea per noi fatto, e che s’egli avea avuto podere di sè risuscitare, che certamente egli ci dilivrerebbe tra breve. E allora se ne andò quel Saracino con tutti li suoi garzoni, senza farci altra cosa. Donde io fui molto gioioso e ringagliardito, perchè m’era inteso ch’essi fussono venuti per mozzarci il capo a tutti; e già non tardò appresso guari di tempo che noi avemmo novelle della nostra diliveranza.

Appresso queste cose di sovra dette il Consiglio del Soldano rivenne a noi, e ci disse che ’l Re avea tanto fatto ch’egli avea procacciato le nostre diliveranze, e che gli inviassimo quattro tra di noi per