Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/214

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150 la sesta crociata.

per ciò che bene sapevano, che sì tosto ch’egli arebbe avuto la signoria di Damiata, li farebbe similmente uccidere tutti o morire di mala morte nelle sue prigioni. Per questa convenenza il Re doveva giurare in oltre di far loro satisfazione di due cento mila lire avanti ch’elli partisse del fiume, e le due altre cento milia, elli le trammetterebbe loro da Acri, e ch’essi terrebbono per sigurtà di pagamento li malati ch’erano in Damiata, colle ballestre, lo armamento, gl’ingegni, il carrìno e le carni salate sino a che il Re, inviando a cherère tutto ciò, inviasse loro tutto insieme le diretane due cento milia lire dette di sovra. Il sacramento che doveva esser fatto tra il Re e gli Almiranti fu divisato. E tale fu quello degli Almiranti che nel caso ch’elli non tenessono al Re loro convenzioni e promesse, ch’ellino stessi volevano essere in così oniti e disonorati come quelli che per suo peccato andavano in pellegrinaggio a Macometto la testa tutta nuda, e come colui che, lassata la donna sua, la riprendeva appresso. Ed in questo secondo caso, nullo non poteva, secondo la legge di Macometto, lasciare la donna sua e poi riprenderla, avanti che elli avesse veduto alcun altro a giacersi con lei. Finalmente il terzo saramento era ch’ellino fussero disonorati e disonestati come il Saracino che mangiasse la carne del porco. E ricevve il Re li saramenti detti di sovra per ciò che Maestro Nicola d’Acri, che ben sapeva di lor fazioni, gli disse che più grandi saramenti non potevano essi fare.